Un’anteprima del numero 20, presto in tutte le librerie Coop: un estratto dall’intervista di Giorgia Karvunaki e Yanis Varufakis e Giorgio Maniotis!
Lei ha lodato l’antologia bilingue (inglese-greco) di Karen Van Dyck, Austerity Measures sulla poesia greca della “crisi”. Quali scrittori, poeti, greci o stranieri, segue in questo periodo?
Varufakis: Farò una confessione: nessuno. In questo periodo sono completamente assorbito da quello che sta succedendo in Europa e dall’economia politica. Ci sono nuovi partiti che stanno emergendo, tra cui uno in Grecia, e un altro in Italia. Dormo pochissimo. Mi manca, mi manca moltissimo la letteratura, il teatro. L’altro ieri sono riuscito ad andare a teatro. Ma sfortunatamente non succede di frequente. Rubo dei momenti per poter leggere letteratura e dal momento che non posso dedicare molto tempo alla lettura, torno a testi che ho letto già. Leggo anche in bagno (lo può scrivere). Accanto al mio letto c’è una libreria. Per distrarmi dai soliti impegni, in questo periodo leggo Shakespeare. Ho l’opera omnia in inglese. Leggo anche Sofocle. E sull’aereo, tra un volo e l’altro, tra il lavoro e il sonno, quel sonno che ti fa più stordire che riposare, ho letto di recente, e mi è piaciuto devo dire moltissimo, il libro di William Morris Notizie da nessun luogo. Il nessun luogo è l’utopia. […] Oltre all’Orestea trovo travolgente la trilogia di Edipo. Ho parlato prima di Sofocle, perché quello che suscita interesse particolare in me è che, mentre l’Orestea inizia con il sacrificio dei giovani, l’Edipo inizia con il potere assoluto della profezia e il continuo sforzo di evitarla. E più si sforzano per evitarla, più si trovano coinvolti, confermandola. È un’allegoria incredibile della crisi economica che stiamo vivendo. Più si cerca di sfuggire dalla crisi con le politiche che vengono applicate, più la crisi si rafforza. Ho scritto un capitolo in uno dei miei libri sulla storia dei memorandum, intitolato Shakespeare nel paese di Sofocle (in italiano: I deboli sono destinati a soffrire? L’Europa dell’austerità e la minaccia alla stabilità globale, La Nave di Teseo, 2018). Il motivo per cui mi riferisco a Shakespeare, riguarda la struttura della tragedia, che inizia dallo scalpore, dalla dissonanza, dal crimine, ovunque esso sia commesso. Nel caso di Amleto è il fantasma del padre che dice al figlio: “mi hanno assassinato figlio mio, fai qualcosa”. E tutto questo sfocia poi in armonia, perché dopo lo scontro c’è la catarsi. Non so se nella nostra realtà possiamo arrivare fino alla catarsi. Il più delle volte non ci arriviamo. Però, ne abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno di continuare a credere nella possibilità della catarsi.
Il libro di Bertolt Brecht, intitolato Il romanzo dei Tui, denuncia gli intellettuali tedeschi che non hanno capito i segnali premonitori dell’ascesa del nazismo. L’opera di Brecht (scritta fra anni Trenta e Quaranta) trova riscontro nei nostri giorni, negli intellettuali odierni?
Varufakis: Assolutamente sì. In particolare in Grecia, dopo l’estate del 2015, dove si nota la sottomissione dell’intelligencija all’ordine costituito, al senso unico imposto: il dogma del T.I.N.A. (There Is No Alternative) di Margaret Thatcher. Si vede la piena umiliazione dei Tui nella Grecia odierna.
Siamo in tanti a credere che gli intellettuali non si mobilitino sufficientemente… o forse non gli viene data la possibilità di prendere posizione, di farsi sentire. È d’accordo, Maniotis?
Maniotis: Possono anche non farlo di propria volontà, di solito non gli viene data la possibilità.
V. Ha proprio ragione Giorgio Maniotis. La questione è rovente. Quale trasmissione televisiva avrebbe ospitato la nostra conversazione? Nemmeno le tv statali. Però, dovrei ammettere, che è un argomento che riguarda il singolo intellettuale, il singolo artista in generale. Dirò una cosa non piacevole, ma vera. Conosco moltissimi intellettuali, artisti, drammaturghi, non bravi come Giorgio, con cui sono in ottimi rapporti. In un paese però dove viene demonizzato chi osa dire di no a quello che sta succedendo, non avrebbero fatto un’intervista come questa, per non avere dei problemi lavorativi in futuro… Stiamo creando un nuovo partito qui in Grecia. Ho ricevuto varie telefonate da persone che mi hanno detto “vai avanti, è molto importante, noi però non possiamo prendere posizione perché potrebbe danneggiare la nostra carriera. Non ci chiameranno a partecipare a rappresentazioni teatrali, a concerti”.
Il dare e avere con il potere allora …
V. La paura piuttosto direi, non il dare e avere con il potere. La paura di essere esclusi dai doni sistemici.
M. Il teatro è ‘controllato’ ancora di più, essendo coinvolti più fattori, e avendo alle spalle le società di produzioni. Il libro è meno controllato.
V. Il libro viene controllato dalla legge del prezzo unico, il che significa che i libri non vengono venduti, perché due grandi librerie distruggono tutto il mercato.
…vengono tradotte molte cose. Ma il problema sta nella distribuzione.
V. Infatti. Non basta tradurre un libro. Le copie rimangono sugli scaffali di alcune librerie. È un problema in generale dell’editoria. Lo so in base alla mia attività editoriale, non solo in Grecia che ha un mercato quasi morto, ma anche all’estero.
Non è sufficiente firmare un buon contratto con un editore. L’editore deve avere un incentivo per promuovere il libro. Invece pubblicano molti libri che rimangono nei magazzini.